Il deserto di Nuova Arizona era un cimitero di acciaio corroso e sabbia malata. La sopravvivenza dipendeva dall’“Occhio dell’Oasi”, una sorgente profonda che però era ormai controllata da un gigantesco automa chiamato il Guardiano. Era una creatura immensa di vapore e ottone, che bloccava senza pietà le condutture dell’acqua finché la sua logica non fosse soddisfatta.
Caleb era l’unico superstite capace di comprendere i vecchi sistemi. Era muto e comunicava soltanto con i gesti delle mani. I coloni lo avevano pregato di disattivare la macchina.
Tra pistoni roventi e ingranaggi unti, Caleb si arrampicò fino al nucleo di controllo: una lastra di acciaio lucidato con tre quadranti intrecciati. Uno mostrava la pressione — CORRETTA. Un altro la temperatura — CORRETTA. Il terzo, invece, esponeva un codice e la richiesta: “DA DETERMINARE”.
Caleb sapeva che la logica della macchina era semplice: pressione e temperatura dovevano rientrare in certi parametri. Ma quale poteva essere la terza variabile?
Frugò negli antichi manuali dell’inventore, custoditi in un piccolo tubo sigillato accanto al nucleo. In uno di essi trovò una nota del costruttore originario, un padre solitario di tre figlie: «L’acqua scorrerà solo quando la notte sarà finita e ogni figlia avrà ricevuto il suo sorso.»
Questo poteva significare soltanto una cosa: la terza variabile non era un dato tecnico, ma una certezza emozionale: il Guardiano doveva “sapere” che i bisogni della comunità erano stati soddisfatti, in accordo con le priorità del padre che lo aveva creato.
Poiché Caleb non poteva parlare, doveva trasmettere alla macchina il sentimento stesso dei bisogni appagati. Individuò un contatto con il circuito centrale e, grazie al suo guanto-dati, stabilì un legame neurale.
Poi si concentrò su un ricordo: l’attimo in cui, da bambino, aveva abbracciato sua madre alla fine di una giornata interminabile — un istante di sicurezza assoluta, senza sete né paura, come un sorso d’acqua dopo una notte gelida.
Quando riversò quell’impulso di memoria nel Guardiano, il terzo quadrante iniziò a brillare. Non apparvero numeri, ma tre piccoli simboli d’argento — gli emblemi delle tre figlie.
Un ronzio profondo, soddisfatto, attraversò la macchina. I pistoni ripresero a muoversi, le valvole si aprirono. Un getto limpido d’acqua sgorgò dall’Occhio dell’Oasi, scintillando come una promessa di vita.
Caleb non aveva sconfitto il Guardiano: aveva compreso la sua logica d’amore. La macchina aveva risposto alla certezza che tutti erano al sicuro.
E così, nel secondo giorno di dicembre, al deserto arrugginito tornò un filo di speranza.
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